A piedi nudi, a contatto con la Terra. Come le sciamane di un tempo, che si radicavano in profondità nella Natura, la Grande Madre. Del resto, lei stessa tra il titolo di “show-woman” e l’attributo di “sciamana”, è del secondo che si sente investita. Stiamo parlando di Betty Vittori, artista che con le profonde colorature della sua voce e con l’energia del suo trio, domenica 30 luglio ha aperto la 21a edizione del Festival Dallo Sciamano allo Showman.
Edolo ha risposto bene, anzi benissimo! Nonostante con l’avanzare della scaletta tra le scapole s’insinuasse il fresco delle sere di fine luglio, la platea è rimasta attenta, rapita. Ci piace pensare che a riscaldarla fossero le note, il loro percorrere come carezze la spina dorsale avanzando a colpi di batteria fino al cuore. Merito dell’esperienza e dell’estensione vocale dell’artista, voce e anima del trio. Merito anche della ritmica di Federica Zanotti e delle sonorità del Maestro Felice Cosmo alla tastiera.
Brano dopo brano, siamo scivolati nei suoni liquidi che la lingua inglese produce quando si affida a una voce capace di guidarla oltre i confini creati dagli idiomi, oltre le barriere nazionali. E così Brescia è diventata davvero la protagonista: in quanto città d’elezione di quest’artista del Lago di Garda, Capitale – con Bergamo – della Cultura 2023 e luogo al centro di uno dei successi canori di Betty Vittori. Lì descritta a pennellate di buio e luci, silenzi e spazi tipici della notte quando è bella e viva anche se vuota, quando la puoi passeggiare per ritrovare te stessa e cantare d’amore.
Ma Betty ci conquista anche quando, semplicemente, parla. A microfono spento, seduta sul palco con le gambe penzoloni come una bambina, un po’ impaurita dall’idea di farsi intervistare. E poi subito dopo a caccia sognante di quelle immagini che le hanno dipinto l’infanzia, popolandola della Bellezza necessaria per poi capire di essere un’artista. Una grande artista. Che ama portare i tacchi giusto per qualche minuto, giusto il tempo per essersi assestata sul palco e avere preso le misure alla serata.
“Al di là del tacco che è fastidioso dopo un po’… non sono abituata.” Una confessione molto schietta cui fa seguito una dichiarazione chiara, limpida: “Io cammino sempre a piedi nudi a casa!” Il perché ce lo confessa dopo e si riallaccia alle sue origini. Un po’ come i piedi rappresentano le nostre radici, ciò che ci tiene ancorati al suolo, la scelta d’incedere scalzi si radica nei luoghi che l’hanno vista muovere i primi passi. “Vengo dal Lago di Garda: sempre a piedi nudi in spiaggia… Camminare a piedi nudi ti collega con la Terra, con quella superficie cui tu devi appoggiarti comunque nella vita. Nonostante le radici aeree. E quindi quello mi fa stare a casa, più di un tacco.”
Qui parte il sorriso. Perché il contrappunto a tanta determinazione e convinzione nell’esporre il proprio modus vivendi è la dolcezza radiosa di una donna. Una donna che, nella versione femminile del genio della lampada, sta esaudendo i nostri tre desideri. Il primo era comprendere il perché dell’essersi esibita a piedi nudi sul palco; il terzo si realizzerà nel suo personalissimo (e carico di un’autentica sorellanza) saluto al Festival. Il secondo torna alla radice primaria della rassegna: il legame intrinseco tra l’essere sciamani e showmen e, dove possibile, la scelta tra le due opzioni.
“Sciamana!” Si sente più sciamana, senz’ombra di dubbio. “Perché sono nata appunto sul Lago di Garda in un periodo in cui la Natura era preponderante su tutto. Su tutto. In ogni luogo tu camminassi o dove volgessi lo sguardo c’era sempre una bellezza sconfinata.”
Ciò che segue è lo stesso piano sequenza che, scorrendo, incorpora uno dietro l’altro scenari e dettagli di una vita immersa negli Elementi. Il Monte Baldo che con il temporale diventa viola, mentre il lago si fa verde. I fiordalisi che spruzzano la campagna. Il pollaio con sopra le roselline della signora Regina. Il sellino della bicicletta della madre. Così, tra una polaroid mai sbiadita e l’altra, fino a perdersi… allontanandosi progressivamente dalla domanda di partenza. Alla quale però siamo nel frattempo tornati e nel modo più efficace; parlando per immagini – potentissime! – per raccontare la visione alla base di quell’esclamazione sommessa e felice: “Sciamana!”
Una sciamana che a questo punto, dopo il successo dell’intenso concerto di Edolo, si conferma essere anche una vera “Shomana”. Un’artista, una donna che crede nel sano potere dell’amicizia femminile. Una cantante che scrive e interpreta i brani in una lingua non sua per nascita, ma per diritto. Una conferma di come questo Festival si viva al meglio quando si esce dalle cornici. Ci si toglie i tacchi e si lasciano andare tutte le immagini. Ci si radica alla Terra. A piedi nudi e con il cuore che pulsa seguendo la musica.
Sandra Simonetti